L’utenza di ACD ai tempi del COVID, un questionario per offrire risposte

covid ansia

Solitudine, tristezza, rabbia: sono alcuni dei sentimenti provati durante il periodo pandemico da una parte della nostra utenza. Uno studio dell’Università di Zurigo li ha classificati, cercando di capire come le persone bisognose di assistenza abbiano reagito ad un periodo senza dubbio difficile.

 

Da sempre ACD monitora, oltre allo stato di salute, le condizioni psicologiche della propria utenza, nell’ottica di una visione a 360° del benessere della stessa.

La pandemia COVID, iniziata nella primavera 2020, in alcuni casi ha favorito lo sviluppo di stati depressivi, di ansia o di frustrazione a causa dell’isolamento dovuto a logiche ragioni di prevenzione.

I nostri operatori hanno continuamente tracciato un quadro delle situazioni di sofferenza psicologica e, caso per caso, si è provveduto ad ascoltare la rete sociale intorno all’utente per alleviare, nei limiti del possibile, le situazioni di disagio.

Ma a dare un quadro d’insieme ci ha pensato recentemente lo ZHAW, l’Università di Scienze Applicate Zurigo (Istituto infermieristica, Dipartimento della salute), che ha proposto anche ad ACD di collaborare al "sondaggio tra le persone bisognose di cure durante la pandemia di Covid-19", somministrando un questionario ad alcuni utenti. Il sondaggio è stato promosso in collaborazione con l’UFSP (ufficio federale della Sanità Pubblica).

L’obiettivo principale dello studio era scoprire come le persone bisognose di assistenza abbiano vissuto il distanziamento sociale instaurato in conseguenza della pandemia di Covid-19 ed in che modo esse abbiano mantenuto i contatti sociali durante tutto il periodo pandemico.

Il questionario, distribuito sotto forma di formulario cartaceo, è stato distribuito in 10 giorni (seguendo le indicazioni fornite, in termini di tempistiche, dall’UFSP) e all’utenza è stato dato un tempo di compilazione di circa 4 giorni, con i nostri operatori che hanno fornito, quando richiesto, aiuto e indicazioni.

Su 40 formulari distribuiti (equamente tra le zone Nord, Centro e Sud), ne sono rientrati 34 compilati.

Alcune domande hanno restituito risposte abbastanza sorprendenti e, viste in un’ottica d’insieme, positive.

Alla domanda “Quale di queste parole descrive meglio il modi in cui si è sentito/a dall’inizio della pandemia?” (erano possibili un massimo di 3 risposte), solo un utente ha risposto “solitudine”. Una decina di utenti ha risposto “spaventato/a”, 9 utenti “nella media”, 8 utenti “in equilibrio” e “ben accuditi”. Risposte che, viste in un quadro generale, dimostrano capacità di reazione e di resilienza.

Riguardo alla domanda “Come è cambiata la frequenza dei suoi contatti dall’inizio della pandemia?”, è emerso che i contatti più frequenti con ACD sono stati soprattutto per appuntamenti programmati e motivi clinici; per la maggioranza dei casi, comunque, il contatto con ACD è risultato invariato (solo un utente ha segnalato la diminuzione di contatti).

I famigliari sono sempre stati molto presenti, e si sono attivati in particolare per fare la spesa e per tener compagnia, spesso e volentieri, attraverso i mezzi che la tecnologia offre per rimanere in contatto, seppur a distanza. A tal proposito, i mezzi tecnologici più usati dai nostri utenti durante la pandemia sono stati soprattutto telefono, messaggistica ed e-mail,

Al contrario, come tendenza generale, nel periodo pandemico si sono ridotti i contatti con gli amici e vicini di casa.