Formarsi per comprendere la realtà complessa della cura territoriale

Brian_Frischknecht

Dalla Rubrica "Esperienze", website SUPSI, Scuola universitaria professionale della Svizzera Italiana

Brian Frischknecht è Direttore dell’Associazione per l’Assistenza e la Cura a Domicilio del Mendrisiotto e Basso Ceresio; collabora con la SUPSI nella formazione degli infermieri che operano a domicilio portando l’esperienza dell’Associazione che dirige.

Di cosa si occupa a livello professionale?

​​Sono il Direttore di uno dei sei servizi di Assistenza e Cura a Domicilio d’interesse pubblico del Canton Ticino. Mi occupo della gestione strategica e operativa nell’ottica di ottimizzare la struttura organizzativa e le risorse (umane, finanziarie o tecniche). Mi accompagna e supervisiona nella dimensione strategica il Comitato dell’Associazione che funge da Consiglio di Amministrazione. Avendo un mandato d’interesse pubblico territoriale di coordinamento delle prestazioni all’utente al quale rispondere, sono sollecitato dal Territorio, dalle Istituzioni e dagli Enti per delle sinergie o progetti.

In qualità di Direttore dell'Associazione per l'Assistenza e la Cura a Domicilio del Mendrisiotto e Basso Ceresio perché reputa importante per gli infermieri che lavorano a domicilio la partecipazione al DAS? Quali competenze vengono acquisite?

​​Per molteplici motivi; in primis perché il mondo infermieristico si trova davanti ad una grande sfida e opportunità. L’emergenza e l’impatto delle malattie croniche (quali il diabete, le malattie cardiache o respiratorie, ecc) portano gli infermieri a maggiore autonomia professionale e competenze nell’educazione terapeutica. Dalla tecnicità nell’eseguire un atto o una prestazione si va verso delle competenze di comunicazione, organizzazione e leadership. L’infermiere dovrà raccogliere informazioni sulla vita delle persone magari toccando anche argomenti ontologici delicati come quello della vita, della morte o come il paziente vive la malattia rispetto ai propri valori individuali. Dovrà motivare le persone a seguire delle prescrizioni, adattare le proprie abitudini e gli stili di vita, condividere con il familiare il supporto, e così via. Tutti questi elementi chiamano lo stare con un “Altro” o con “Altri” e il DAS offre l’opportunità di confrontarsi con tutti questi campi della professione.
Senza dimenticare che le malattie croniche e l’invecchiamento della popolazione implicano il dover rispondere a bisogni molteplici. Identificarli da subito in modo esaustivo e mantenere un’alta attenzione alle modifiche che intercorrono nel tempo, è il cuore della presa a carico, ma non è sempre semplice; rispondervi richiede spesso un approccio interprofessionale e di team. Attivare la rete necessita delle skill organizzative di gestione di progetto che vengono presentate ed esplorate proprio con la formazione.
Infine, le infermiere avranno un ruolo importante rispetto al fenomeno dell’allungamento della speranza di vita. La grande sfida della società sarà consentire di vivere più a lungo ma in buona salute. Ciò sarà possibile attraverso politiche di promozione della salute, percorsi di gruppo o individualizzati e rendendo le persone più resilienti e motivate. Gli infermieri e le infermiere saranno anche al centro di questo flow.

Quali benefici si riscontrano dopo aver formato degli specialisti clinici con competenze nell’ambito delle cure primarie e domiciliari?

​​Per vedere delle modifiche sostanziali ci vorrà del tempo poiché si tratta di un cambio culturale e di mindset dello stesso mondo infermieristico, ancora fortemente ancorato alle specializzazioni mediche (percorsi in oncologia, psichiatria, cura delle ferite, anestesia, ecc.) o alle prese con il retaggio di un certo “vocazionismo”. Nelle persone che hanno frequentato la formazione SUPSI ho colto la riflessione e la consapevolezza della complessità della presa a carico domiciliare. Oltre alle competenze tecniche e fisiopatologiche, gli studenti si sono confrontati con l’interdipendenza tra bisogni sociali, educativi e clinici nella presa a carico e con la responsabilità di darne seguito. Per poterlo fare si sono accorti che l’infermiere è in prima persona al centro di una rete di cura della quale deve fare da garante e definirne le deleghe. È un compito di forte responsabilità che può essere estremamente affascinante dal punto di vista professionale a condizione che l’infermiere si dia una sua progettualità ed un metodo di lavoro condiviso con altri attori, colleghi, l’istituzione ed il paziente stesso. Non è un caso che il mondo delle cure a domicilio sarà uno dei primi settori a beneficiare dell’auto-prescrizione delle proprie risorse senza più passare dalla legittimazione del medico. Il DAS Infermiere di famiglia e di comunità fornisce proprio gli strumenti di lettura della realtà complessa e l’opportunità per darsi progettualità e metodo di lavoro.

‘DAS Infermiere di famiglia e di comunità’:
www.supsi.ch/das-infermiere-di-famiglia-e-di-comunità

Formazione continua sanità:
www.supsi.ch/web/deass/sanita